Origini dell’Housing First

L’Housing First in America

L’approccio Housing first affonda già le sue radici negli anni ‘50 e ‘60 negli Stati Uniti ma diventa più noto negli anni ‘90 quando Sam Tsemberis, considerato suo fondatore, avvia a New York il programma Pathways to Housing che si basa sull’assunto principale che la casa è un diritto umano primario

I principi che guidano questo approccio – e che ribaltano completamente l’approccio a scalini (staircase) evidentemente insufficiente a rispondere alla complessità dell’Homelessness anche perché basato su regole standard troppo rigide (one size fit) – sono: la comprensione del bisogno dell’utente; un supporto che dura per tutto il tempo necessario; accesso ad appartamenti indipendenti situati in diverse zone della città (scattered site housing); separazione del trattamento dal diritto alla casa; auto-determinazione del soggetto nelle scelte da fare; definizione di un programma di supporto condiviso tra servizio sociale e utente (recovery orientation); riduzione del danno.

Molti studi nel corso degli ultimi vent’anni hanno dimostrato gli effetti positivi del modello HF a diversi livelli. L’80% delle persone riesce a mantenere la casa a due anni dall’inserimento del programma di housing first

La riduzione dell’uso di droga o alcol è alta tra le persone che rimangono supportate dal programma. La disponibilità di una casa propria incide positivamente sul benessere psico fisico della persona riducendo le spese per cure mediche e medicinali. L’effetto “inclusione sociale” è migliorato dalle opportunità che la casa, come luogo di cura di sé, di identità e di appartenenza ad una comunità, offre alla persona in housing first.

Sebbene l’inserimento occupazionale rimanga un nodo critico (e anche poco indagato dalla ricerche sull’HF), alcune ricerche hanno evidenziato come la persona possa auspicare ad un coinvolgimento nel mercato del lavoro grazie ad un processo di auto-stima ed empowerment che l’alloggio può offrire. Infine, molte ricerche si sono concentrate sulla riduzione dei costi di gestione dell’HF per l’amministrazione pubblica e per il contribuente rispetto allo staircase.

L’HF infatti non necessita di un’offerta di housing dedicata ma sono sufficienti appartamenti idonei ad ospitare le persone che entrano nel programma, le quali compartecipano al pagamento dell’affitto utilizzando, laddove esiste, una parte del proprio reddito minimo o indennità. Inoltre, l’approccio HF riduce l’utilizzo di posti letto nei dormitori, ostelli e l’ingresso in pronto soccorso (rappresentando un risparmio del 50% dei costi per l’amministrazione e la sanità pubblica). Infine si abbassa la probabilità di delinquere ed essere arrestati (rappresentando così un risparmio anche per il contribuente).

Sebbene l’Housing First non rappresenti la soluzione a tutte le forme dell’homelssness (Pleace 2010), altre esperienze di housing first si diffondono in diverse parti del mondo ed ognuna introduce nel proprio modello qualche elemento di novità che lo renda più coerente alle proprie specificità.

L’Housing First in Europa

In Europa, a partire dal 2006, si diffonde una serie di iniziative supportate dal programma europeo PROGRESS. La prima è “Discus Housing Firts” ad Amsterdam, che insieme ad “ACT a Copenaghen”, “Turning Point Scotland” a Glasgow, “Casas Primeiro” a Lisbona, “Pilisi Forest Project” a Budapest rappresentano le prime cinque città europee ad abbracciare il modello housing first cosiddetto “puro” ovvero quello ideato da Sam Tsemberis. Queste città fanno parte della rete europea “Housing First Europe” che, nata come progetto sperimentale supportato dalla DG for Employment, social affairs and equal opportunities area, diventa negli anni una rete di apprendimento continuo e trasferimento di buone pratiche.

La Conferenza tenutasi a Amsterdam nel Giugno 2013, cui anche l’Italia ha partecipato con fio.PSD come membro dello Steering group, è stata l’occasione per discutere e facilitare il confronto tra le città promotrici di HFE, dove gli effetti dell’approccio sono stati valutati (test cities) e le altre città (dette Peer cities) dove si stanno sperimentando progetti di HF che seguono solo in parte il modello americano (Dublin, Gent, Gothenburg, Helsinki and Vienna).

Infine a Lisbona, il 9 dicembre 2013, durante la Conferenza Ending Homelessness, ospitata dall’Istituto Universitario delle Scienze Psicologiche, Sociali e della Vita, un gruppo di studiosi ed esperti di tutto il mondo decide di allargare la rete e iniziare i lavori di avvio di un network internazionale sull’Housing First.  Anche in questa occasione l’Italia e fio.PSD sono presenti e sono promotori del processo. (scarica il report)

 

L’Housing First in Italia

Sull’onda di questo entusiasmo, il modello Housing First raccoglie definitivamente l’attenzione dell’Italia e di chi da anni si occupa di sensibilizzare sul tema e guidare verso soluzioni per la grave marginalità, come fa la fio.PSD, e a partire dal 2014 si avvia una fase di formazione e sperimentazione grazie agli aderenti al Network Housing First Italia

Approfondisci…