Istituzioni, università e associazioni di più di 40 città italiane protagoniste, a Torino, dell’evento destinato a cambiare il modello di aiuto alle persone senza dimora: nasce una rete nazionale per sperimentare il superamento di dormitori e strutture intermedie di accoglienza

Dalla strada alla casa. Senza fermate intermedie. Il modello di approccio all’homelessness conosce una svolta radicale. Anche in Italia: il modello Housing First non è più una semplice suggestione intellettuale, ma si candida – grazie a un nuovo Network nazionale – a diventare un paradigma operativo praticabile, finanziabile, adattabile ai diversi contesti territoriali.

La prima Conferenza nazionale sull’Housing first, svoltasi a Torino nei giorni scorsi (28 febbraio – 1 marzo, programma ed esiti su www.fiopsd.org), ha avuto un notevole successo di partecipazione e ha centrato i risultati che si era prefissa. Coordinata dalla Fio.psd (Federazione italiana organismi per le persone senza dimora), grazie al supporto di Università e Comune di Torino, ha visto presenti circa 150 persone, provenienti da oltre 40 città italiane, in rappresentanza del mondo accademico (oltre all’Università locale, anche Politecnico di Torino e Università di Padova), istituzionale (Comuni di Torino, Bologna, Rimini, Verona, Milano e Genova, regione Piemonte, ministero delle infrastrutture e trasporti) e dell’associazionismo non profit (tra cui i delegati di dieci Caritas diocesane).

La Conferenza ha raggiunto l’obiettivo di lanciare il Programma Housing First Italia (HFI), percorso sperimentale di 24 mesi, che introdurrà il modello Housing First nel nostro paese, come sta avvenendo in molte parti d’Europa. Nei prossimi giorni verrà costituito ufficialmente il Network HFI, insieme a una cinquantina di realtà istituzionali e associative intervenute alla Conferenza. La nuova rete, lavorando su modelli di intervento sociale già affermati in altre parti del mondo, intende rivoluzionare le strategie d’approccio al problema dell’homelessness. Se fino a oggi, infatti, accoglienza e accompagnamento degli homeless procedevano lungo una scala a gradini progressivi (dal marciapiede al dormitorio, da questo alle comunità, ai gruppi appartamento, a varie forme di convivenza, solo dopo molto tempo a un alloggio proprio), il nuovo approccio prevede il passaggio diretto dalla strada all’appartamento gestito in autonomia.

Esperienze internazionali evidenziano che il nuovo approccio funziona: in una recente sperimentazione (Casa Primeiro) condotta a Lisbona e analizzata a Torino, l’80-90% degli homeless coinvolti ha saputo mantenere la casa. Si è inoltre registrata una radicale diminuzione degli accessi agli ospedali psichiatrici (-87%) da parte degli utenti del programma, il quale consente anche interessanti riduzioni dei costi di intervento sociale (in Portogallo, i trattamenti riservati a un utente di ospedale psichiatrico costano in media 2.500 euro al mese, contro i 498 euro che è stato necessario investire per un utente coinvolto nel programma di HF).

Nei programmi europei di HF, è stato evidenziato a Torino, le persone senza dimora (spesso con problemi di salute mentale) sono inserite direttamente in appartamenti privati, collocati in diverse parti delle città e scelti in modo che chi li abita possa partecipare alla vita di comunità (accedendo a spazi pubblici: mercati, negozi, trasporti), prendersi cura di sé in un ambiente confortevole (rendendosi più presentabile, quindi più sicuro nell’affrontare le relazioni sociali e interpersonali), rendersi responsabile della gestione della casa (spesa, pulizia, pagamento bollette, ecc) e, soprattutto, partecipare al pagamento dell’affitto, versando il 30% dei propri sussidi (in Italia, però, manca una misura universale di contrasto della povertà). Il supporto dell’équipe sociale di progetto peraltro non viene meno, anzi è permanente: le visite presso gli appartamenti avvengono con regolarità, fino a quando l’utente ne ha bisogno (i tempi di raggiungimento di una completa autonomia variano da persona a persona). Per accompagnare questi processi, però, occorre ripensare i servizi socio-assistenziali e socio-sanitari territoriali, che devono essere più flessibili e innovativi, mettendo al centro la persona e non solo il sistema delle strutture di accoglienza e delle prestazioni di cura da erogare. «Da alcuni anni lavoriamo per favorire lo sviluppo dell’Housing First in Italia e con il lancio del network ci auguriamo di dare un impulso decisivo – ha dichiarato Stefano Galliani, presidente nazionale Fio.psd –. Vi dedicheremo molte energie e promuoveremo diverse iniziative, che si affiancheranno alle altre attività della Federazione, ad esempio l’aggiornamento della ricerca nazionale sulle persone senza dimora. Il nuovo programma HFI è sicuramente innovativo e sarà partecipativo: occorre rispettare le specificità dei territori, partendo dal basso e coinvolgendo dirigenti e operatori sociali, per favorire un cambio di prospettiva nella organizzazione dei servizi di housing per la grave marginalità. Non so dire quanto e come in Italia potremo applicare il modello Housing First nelle sue forme pure: in ogni caso, esso ci esorta a de-istituzionalizzare i servizi e responsabilizzare i beneficiari degli interventi. Sfida doppia. E profetica». Il segretario nazionale Fio.psd, Marco Iazzolino, ha invece spiegato gli obiettivi che il programma HFI si propone: invertire l’approccio dei servizi alla casa, contaminare la cultura italiana dei servizi sociali e assistenziali, fare rete con tutti gli attori interessati al programma, offrire una certificazione HFI. Ha inoltre illustrato le opportunità di finanziamento (di fonte europea, statale e regionale) che possono sostenere le sperimentazioni nei territori.

Infine, sono stati presentati i requisiti per entrare a far parte del Network HFI: ogni organizzazione deve indicare una persona del proprio staff come referente, rendere disponibili tre appartamenti per sperimentazioni, versare una quota di adesione. Fio.psd si incarica invece di delineare un’offerta formativa, in collaborazione con docenti italiani e stranieri esperti del tema (Università di Cambridge, Lisbona,Padova e Torino, Politecnico di Torino). La formazione utilizzerà strumenti di elearning (webinar, ovvero seminari on line, che partiranno a marzo 2014 e avranno cadenza mensile) e in presenza (prima summer school a Ragusa dal 23 al 28 giugno 2014, prima winter school a Trento dal 5 all’8 dicembre 2014). Non si tratterà di una formazione passiva o d’aula, ma verranno proposte lezioni di teoria applicata, cui seguirà sempre un momento di supervisione per permettere ai membri del Network di formare una vera e propria comunità di pratica, in cui scambiarsi informazioni, dubbi, esperienze e promuovere una circolazione di conoscenze.